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1. Aspettare che la pianta sia spoglia

La potatura può iniziare solo dopo che sono cadute tutte le foglie. In questo modo si lascia il tempo a tutti gli elementi nutritivi ancora presenti nei tessuti fogliari (in particolare magnesio e ferro, componenti essenziali della clorofilla) di migrare negli organi legnosi o nelle radici. Una potatura anticipata riduce l’accumulo di sostanze necessarie alla pianta per la ripresa vegetativa.

2. Meglio intervenire tardi piuttosto che presto

Una potatura precoce determina una maggiore sensibilità della pianta ai geli invernali, una minore differenziazione delle gemme a frutto e un germogliamento primaverile anticipato. Quando è possibile, è meglio attendere la fine dell’inverno per iniziare il lavoro, perché freddo intenso e gelate possono causare danni che diventano irreparabili dopo il taglio.

Se si temono le gelate tardive, come accade per le specie a fioritura precoce come il pesco e l’albicocco, si può rimandare la potatura fino alla fioritura, regolando poi i tagli in base al numero di fiori sfuggiti alla eventuale gelata.

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3. Usare gli attrezzi giusti

Per eseguire i tagli correttamente è necessario disporre degli attrezzi adatti. Le forbici da potatura possono essere manuali o elettriche, a lama doppia o semplice. La preferenza va accordata all’attrezzo con il quale si riesce a lavorare meglio. Naturalmente devono essere adatte alle dimensioni dei rami da tagliare. Svettatoi, troncarami e forbici ad asta telescopica possono evitare l’uso della scala e devono poter raggiungere l’altezza desiderata. Tutti gli attrezzi devono essere perfettamente funzionanti. In particolare, le loro lame devono essere affilate per evitare di provocare sfibramenti che danneggiano i tessuti della pianta: il taglio deve essere sempre netto.

Se necessario bisogna provvedere a molare le superfici di taglio prima di iniziare i lavori. È molto utile anche procurarsi un affilalame da portare con sé durante la potatura. Se il lavoro si prolunga per alcuni giorni sono da preferire gli attrezzi a batteria perché quelli manuali richiedono un notevole sforzo ai muscoli della mano e del polso.

4. Scegliere i rami da tagliare

Ogni pianta si sviluppa e fruttifica su alcuni tipi di rami. Prima di iniziare a eseguire una potatura di produzione bisogna capire quali sono i rami a frutto, quali presiedono allo sviluppo vegetativo della pianta e quali invece entreranno in produzione negli anni successivi. La tabella individua le strutture produttive delle principali specie. Si tratta di indicazioni generali, perché esiste una certa variabilità varietale.

strutture produttive
Strutture produttive di alcune piante

5. Eseguire i tagli correttamente

Quando si interviene su un ramo intero il taglio va eseguito vicino all’intersezione fra il ramo e la branca che lo sostiene, evitando di intaccare la branca stessa così da favorire la cicatrizzazione della ferita. La base del ramo deve essere rispettata, perché è il luogo da cui si formano le barriere protettive interne. Un taglio eseguito troppo vicino alla branca principale, eliminando completamente il collare, favorisce lo sviluppo di marciumi del legno e la formazione di crepe, sacche di resina e cancri.

Piuttosto che avvicinarsi troppo alla branca è meglio lasciare un piccolo moncone che potrà essere asportato successivamente. Nei rari casi in cui si esegue un taglio di raccorciamento bisogna intervenire appena sopra a una gemma, facendo in modo che il piano di taglio non scenda sotto l’intersezione della gemma sul ramo e mantenendo il taglio inclinato nella stessa direzione del ramo.

6. Evitare di accorciare i rami

L’accorciamento di rami stimola l’attività vegetativa. Questo tipo di taglio si utilizza quando si vuole favorire lo sviluppo dei rami che andranno a costituire la struttura scheletrica. Solitamente si evita nelle piante in produzione perché lo stimolo all’attività vegetativa va a discapito dell’attività produttiva e stimola la formazione di succhioni.

Per contenere lo sviluppo della chioma, quindi, non si eseguono accorciamenti, ma si interviene deviando l’asse della branca su una struttura secondaria sopprimendo la parte terminale del ramo principale. Operando in questo modo si riduce la stimolazione dell’attività vegetativa causata dal taglio, lasciando che la pianta trovi sfogo nel nuovo apice del ramo, cioè nella vecchia struttura secondaria ora diventata asse principale.

7. Favorire la penetrazione della luce e l’arieggiamento della chioma

I rami che si trovano all’interno della chioma si eliminano, tagliandoli alla base: non ricevendo la luce diretta del sole producono frutti di minore qualità, partecipano poco all’attività fotosintetica e riducono l’arieggiamento della chioma, creando condizioni favorevoli allo sviluppo delle patologie fungine. Per ridurre il potenziale di inoculo delle malattie si eliminano anche le strutture vegetali che manifestano segni di malattie.

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8. Nel dubbio non tagliare

Se si è dubbiosi sull’esecuzione di un taglio è meglio soprassedere, almeno si è sicuri di aver evitato un errore. Le piante hanno una buona capacità di autoregolazione e il potatore deve solo assecondarle nella ricerca del migliore equilibrio vegeto-produttivo. In breve, se si è incerti su come intervenire, è meglio lasciare che l’albero trovi da solo il suo equilibrio.

9. Preferire la produzione sulle formazioni giovani

I rami giovani portano frutti di migliore qualità. Questi, poi, piegandosi sotto il peso della produzione stimolano la differenziazione delle gemme a frutto. Se si deve ridurre il carico produttivo è quindi meglio eliminare le strutture produttive più vecchie a favore di quelle giovani.

10. Non pensare di risolvere tutto subito

La potatura gestisce la pianta nel tempo. Questo significa mantenere un equilibrio tra la vegetazione che porta la produzione e quella che la porterà in futuro. Il tempo e la pazienza servono anche per il recupero e la gestione di situazioni difficili, per le quali è meglio prevedere un recupero progressivo, piuttosto che causare forti stress con interventi drastici.

 

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Dott. Francesco Beldì

Francesco Beldì è laureato in Scienze Agrarie. Si occupa di produzione orticola e frutticola biologica dal 1991. E' molto attivo nella divulgazione verso le aziende agricole e i privati e nei corsi di specializzazione post-laurea e post-diploma. E' autore di manuali di coltivazione biologica e di difesa delle piante con prodotti naturali.