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Forme di allevamento

Le forme di allevamento oggi più diffuse nei nuovi impianti sono le seguenti:

Fusetto

Il fusetto è una forma d’allevamento molto diffusa; è molto semplificata, con uno scheletro ridotto al solo asse centrale sul quale sono inserite le branche con angolo prossimo ai 90° senza un ordine spaziale ben preciso. Il fusetto si avvicina molto alla forma naturale ed è quindi poco costrittivo nei confronti dell’albero e sfrutta nel modo migliore l’illuminazione che esalta la fruttificazione. I portainnesti consigliati per questa forma di allevamento sono: il Sydo, ideale in terreni fertili e il BA29 più adatto in terreni poco fertili. La vegetazione del fusetto deve svilupparsi in maniera uniforme nello spazio attorno all’asse principale, assottigliandosi verso l’alto.

Palmetta a un’impalcatura o palspindel

Forma di allevamento adatta a meli e peri di media vigoria che richiede un filare di pali e fili di ferro. Questa forma di allevamento, adottata nei frutteti da reddito, può essere valida anche per piccoli frutteti familiari. La palmetta a un’impalcatura, è facile da ottenere e gestire negli anni, inoltre, per l’ottenimento di palmette equilibrate, è importante avere branche con vigore e diametro simili al prolungamento. Il primo anno a marzo, spuntare l’astone a 50-60 cm circa da terra, se questo è ramificato tagliare alla medesima altezza e togliere i rami laterali. A maggio, selezionare, tra i nuovi germogli, quello più verticale, che formerà l’asse centrale, e due dei sottostanti con angolo d’inserzione più aperto, che andranno a formare le branche laterali. Il secondo anno in inverno eliminare eventuali rami forti formatisi in fine stagione. Inclinare le branche, se hanno raggiunto la lunghezza dell’asse centrale, altrimenti rimandare l’operazione all’anno successivo. In primavera cominciare sfoltire i germogli laterali all’apice delle branche e del fusto, mentre a luglio-agosto, inclinare orizzontalmente tutti i rami vigorosi nati lungo le branche e sul tronco. Dal 4° anno in poi la forma è completa e da questo momento in poi l’albero dovrebbe entrare in produzione.

Doppio asse (bibaum)

Si tratta di una forma in parete realizzata “sdoppiando” l’asse centrale della pianta. Si sfrutta la competizione che si crea tra i due tronchi per contenere la vigoria e anticipare l’entrata in produzione. L’importante è ottenere due assi ben equilibrate con uno sviluppo simile e possibilmente con rami anticipati corti e ben lignificati. I portainnesti consigliati sono gli analoghi consigliati per il fusetto, per cui: il Sydo, ideale in terreni fertili e il BA29 in quelli poco fertili.

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Forma di allevamento a vaso

La forma di allevamento a vaso, rientra nel gruppo delle forme in volume che si sviluppano nelle tre dimensioni; larghezza, altezza e profondità. Richiede in generale sesti ampi, senza strutture di sostegno, se non l’impiego di tutori nei primi anni. La forma a vaso è quella in cui le piante si allevano cercando di ottenere una forma simile a quella naturale, partendo da 3-5 rami che sono destinate a diventare le branche principali allevate in modo da formare un cono rovesciato. Il lavoro di potatura del pero prende il via da astoni, messi a dimora in autunno, i quali vanno capitozzati a 70-80 centimetri di altezza. La pianta può presentare o meno rami anticipati, cioè presenti al momento dell’impianto; in caso contrario, si aspetta che le gemme diano origine ai rami sull’astone.

Potatura di produzione

Epoche e modo di potatura del pero sono condizionati dalla varietà, dal portainnesto, sesto d’impianto e sistema di allevamento. Su piante vigorose, è opportuno intervenire nel periodo vegetativo con alcune potature verdi nella parte apicale, intervenendo in seguito, nel periodo di riposo, nella parte media bassa. La potatura di produzione va eseguita ogni anno tra l’autunno e l’inverno. Per avere una buona produzione è necessario un minimo di conoscenza della pianta, perché è un lavoro che, come già detto presenta numerose variabili. Cominciamo a spiegare come si pota questa pianta partendo dalle caratteristiche dei suoi rami.

I rami del pero

Per imparare a potare bisogna conoscere i diversi tipi di rami su cui produce e come la pianta forma su di essi gemme, fiori e quindi frutti. Di seguito entriamo nel dettaglio specifico sui rami fruttiferi del pero.
Brindilli: sono rami misti, sottili, di un anno di età,. Hanno gemme a legno lungo l’asse e gemma mista all’apice;
Lamburde: (foto 4) Rami cortissimi, fino a 5/8 cm, con gemma apicale mista, che si formano su rami due anni. Alcune varietà di pero fruttificano in prevalenza su queste formazioni. Dopo la fruttificazione alla base della lamburda si forma un ingrossamento dovuto a un accumulo di sostanze di riserva chiamato borsa. In seguito sulla borsa si forma una o due lamburde su cui avverrà la produzione nell’annata successiva. Questo alternarsi di borse lamburde porta alla formazione della “zampa di gallo” (foto 5) che è un ripetersi di borse.
Ramo misto: il ramo misto ha un diametro maggiore rispetto al brindillo ed è più lungo. Presenta una gemma mista in posizione apicale e alcune in posizione laterale queste ultime però spesso non sono in grado di produrre frutti.

Regole di potatura del pero

La regola per una buona potatura del pero è di operare tutti gli anni tagli per favorire un graduale rinnovo dei rami a frutto. Più il ramo è vecchio più i tagli devono essere drastici. Sulle piante deboli si può arrivare a eliminare fino al 40/50%, tra zampe di gallo, borse e rami deboli; su piante vigorose innestate su franco, l’intensità dei tagli sarà minore perché la caratteristica vigoria ne favorisce il naturale rinnovo. I brindilli che presentano la borsa all’apice vanno tagliati, poiché hanno già fruttificato l’anno precedente, cosi come anche i rami misti che hanno prodotto. Le lamburde invece, nella maggior parte dei casi, sono in grado di fruttificare per più anni, pertanto si rinnovano quando si forma la zampa di gallo perché produce frutti piccoli e di qualità scadente. La potatura delle lamburde deve riguardare il 20-25% circa della quantità totale di rami. Sulla pianta si possono trovare brindilli e rami misti giovani e altri dell’anno precedente; i primi sono lasciati mentre quelli più vecchi, che hanno già fruttificato, vanno eliminati. Alcuni rami portano numerosi fiori (soprattutto su Abate), per una buona produzione possono bastare 3-5 lamburde per branca. Spesso sul pero non tutte le gemme sono fertili, può essere utile ritardare la potatura a quando le gemme sono “gonfie” per capire meglio se lasciare il ramo lungo o corto, specialmente sulla varietà William. Durante la potatura del pero, la vegetazione (e la produzione) deve essere tenuta il più vicina al tronco per favorire frutti di qualità e non creare zone d’ombra per i rami sottostanti. Con i tagli di ritorno è necessario favorire porzioni di ramo che portino rametti di un anno prossimi al tronco oppure speronare un ramo di 3 – 4 anni molto vicino al tronco per assicurare un buon rinnovo. I rami di grosso diametro vanno eliminati perché portano via linfa alla porzione di branca o tronco che prosegue oltre il punto dell’inserzione. Disporre nello spazio i rami a frutto e di rinnovo in modo che ognuno abbia un proprio spazio e sia ben illuminato. Nell’eliminazione dei rami, ad eccezione dei succhioni nati di schiena sulle branche, evitare tagli rasi ma lasciare sempre degli speroni per il rinnovo vegetativo. In fine togliere o accorciare, con tagli di ritorno, i rami che tendono a espandere la chioma. Eliminare i rami in concorrenza con la cima poiché tendono a spostare il gradiente di vegetazione verso l’alto.

Il pero, in base alla prevalenza produttiva sui diversi tipi di rami, è suddiviso nelle seguenti tipologie di struttura e produzione:

  • Varietà come la Coscia e la William: nei primi anni la produzione avviene soprattutto su gemme apicali di brindilli e di rami misti mentre in seguito producono su lamburde. Su queste piante bisogna fare dei tagli di sfoltimento e di rinnovo delle branche vecchie;
  • Varietà come la Abate Fetel e la Decana del Comizio producono su brindilli, rami misti e lamburde inserite su rami di due anni e più. Per evitare frutti di scarsa qualità, le lamburde si eliminano quando cominciano a formare le zampe di gallo. La potatura deve essere piuttosto energica riducendo le branche di due anni lasciando 6-7 lamburde e poi si diradano i rami e le zampe di gallo.
  • Varietà come la Conference e la Butirra tendono a produrre soprattutto su lamburde capaci di durare più anni, ma che con l’invecchiamento portano a pere piccole e di qualità non ottimale. In queste piante la potatura deve essere corta e povera, ossia si lasciano poche gemme su corti rami.
  • Varietà come la Kaiser che produce bene su lamburde portate su legno vecchio che continuano a essere fruttifere nel tempo. In questo caso le branche possono essere rinnovate più lentamente. Varietà come la Passa Crassana, che nei primi anni produce sui brindilli e poi sposta la produzione sulle lamburde. In questo caso si eseguono periodici tagli di raccorciamento sulle branche di due e tre anni.

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Potatura del pero: Pianta allevata a fusetto

Agr. Antonio Velonà

Agrotecnico Antonio Velonà, docente di pratiche agrarie, adesso in pensione, ha svolto la sua attività nell’indirizzo agrario dal 1974 al 2017 presso l’Istituto d’Istruzione superiore “V.F. Pareto” di Milano. Nella sua lunga carriera ha coordinato tutte le attività di laboratorio inerenti al frutteto, le serre e il giardino. Dal 2001 al 2005 ha collaborato come docente con la Fondazione Minoprio nei corsi di formazione professionale