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Equilibrio Chioma Radici

Spesso quando si pota una pianta, si considera solo l’apparato aereo, dimenticandosi che sotto il terreno vi è l’apparato radicale, indispensabile per ancorare l’albero al terreno e fornire la nutrizione minerale e idrica. Le piante assorbono i sali minerali disciolti nell’acqua. Questa soluzione forma una corrente di liquido, detta linfa grezza o ascendente, che sale nell’interno del cilindro centrale. Affinché tutte le parti della pianta possano nutrirsi, la linfa grezza deve trasformarsi in elaborata il che avviene principalmente nelle foglie attraverso la fotosintesi clorofilliana.

Le dimensioni delle radici sono simili a quelle della parte aerea ma spesso sono più espanse secondo il tipo di terreno e l’età della pianta. Questi due apparati, quando la pianta entra in produzione, si trovano in equilibrio. Ciò vuol dire che esiste un bilanciamento tra le sostanze che le radici mandano alla chioma e i centri vegetativi in grado di assorbirle. La prima considerazione che si può fare è che, un’energica riduzione della chioma, attuata con la potatura, altera l’equilibrio tra chioma e radici, i pochi centri vegetativi rimasti sulla chioma subiscono uno stimolo a legno, ossia una produzione di nuova vegetazione. La pianta per ripristinare l’equilibrio perso, attiva le gemme latenti che si trovano sulle branche e sul tronco, dando origine a numerosi succhioni non produttivi.

Vigoria e posizione dei rami

La linfa grezza è una miscela di acqua e sali minerali, che le radici assorbono e attraverso i vasi linfatici arriva alle foglie terminando il suo percorso nelle gemme apicali dei rami. Il flusso della linfa è favorito dalla verticalità dei rami; ne deriva che questi ultimi raggiungono uno sviluppo maggiore, mentre quelli tendenti all’orizzontale sono meno vigorosi. Ne consegue che un asse verticale produrrà rami molto vigorosi all’apice e, verso la base, germogli con vigoria sensibilmente decrescente (acrotonia). Un ramo inclinato avrà un’emissione di germogli laterali più equilibrati con fruttificazione di buona qualità.
Un buon compromesso tra vegetazione e produzione si ottiene quando l’inclinazione è attorno ai 35-45 gradi; rami orizzontali andranno incontro a un’eccessiva nascita di germogli poco razionali nella parte dorsale; rami rivolti in basso sono ottimi per la produzione, ma non utilizzabili per l’impalcatura della pianta. Nella pratica di campagna l’accrescimento vegetativo e la produzione sono considerati, sia pure entro certi limiti, quasi antagonisti. L’eccesso di vegetazione è contrario alla produzione, mentre un certo rallentamento dell’attività vegetativa appare favorevole alla produzione.

Se uniamo i due concetti appena visti: vigoria/direzione dei rami e vigoria/produzione possiamo capire che ogni intervento che favorisca la velocità di crescita di un ramo inibisce la produzione mentre ogni intervento che riduca la velocità di crescita dei germogli favorisce l’attività produttiva. La vigoria può variare in base all’età della pianta, alla specie, varietà e portainnesto utilizzato. Notevole influenza è esercitata anche dalle condizioni ambientali, e dalla fertilità del terreno. Una pianta molto vigorosa sarà una pianta poco produttiva perché i nutrienti sono utilizzati per costituire nuova vegetazione; una pianta con vigoria insufficiente produce una vegetazione stentata costituita da corti ed esili rametti; non ha sufficiente forza per sviluppare una chioma accettabile, in grado di portare a maturazione una buona produzione. Sarà quindi anch’essa poco produttiva. Bisogna pensare che una pianta in equilibrio sarà in grado di produrre frutta, ma anche nuovi rami capaci di rinnovare continuamente la vegetazione. A parità di ogni altra condizione la potatura, insieme alla concimazione, è comunque la pratica colturale che più influenza la vigoria della pianta.

Quantità e qualità dei frutti

Abbiamo visto come esista una diretta concorrenza fra stimolo vegetativo e produttività. Sussiste anche un rapporto inverso tra quantità e qualità dei frutti. Infatti, i nutrienti di una pianta sono sufficienti per portare a maturazione solo un giusto numero di frutti di buona qualità. Pertanto è importante contenere anche la produttività con un’adeguata potatura ed eventualmente col diradamento, per arrivare ad un compromesso fra qualità e quantità di frutti. E’ frequente osservare alberi, che avendo un’eccessiva attività produttiva manifestano un notevole rallentamento dell’attività vegetativa con formazione di un ridotto numero di germogli, i quali presentano anche un accrescimento limitato. Gli eccessi di produzione, stressando la pianta e possono innescare fenomeni di alternanza, cioè annate di eccessiva produzione seguite da annate di scarica produttiva.

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Agr. Antonio Velonà

Agrotecnico Antonio Velonà, docente di pratiche agrarie, adesso in pensione, ha svolto la sua attività nell’indirizzo agrario dal 1974 al 2017 presso l’Istituto d’Istruzione superiore “V.F. Pareto” di Milano. Nella sua lunga carriera ha coordinato tutte le attività di laboratorio inerenti al frutteto, le serre e il giardino. Dal 2001 al 2005 ha collaborato come docente con la Fondazione Minoprio nei corsi di formazione professionale