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Come potare l’albicocco

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Linee guida sulla potatura del ciliegio

La potatura contribuisce a concentrare lo sviluppo vegetativo sugli organi che costituiscono la struttura produttiva della pianta. Inoltre contribuisce a condizionare il microclima della chioma in modo da favorire la maturazione dei frutti, assicurare condizioni meno favorevoli agli attacchi di patogeni, contenere le dimensioni della chioma. Per raggiungere questi obbiettivi è importante possedere alcune nozioni di base: in primo luogo è da valutare l’equilibrio chioma-radici al fine di ottenere produzioni costanti e di qualità. La valutazione dello stato di equilibrio può essere fatta attraverso l’osservazione dello sviluppo raggiunto dai rami di un anno durante l’estate, considerando per media vigoria una lunghezza indicativa di 40-80 cm; in realtà il dato varia molto secondo la specie, la varietà e il portainnesto. Osservando una pianta, si può parlare di:

  • piante giovanili: quando si hanno rami di vigoria eccessiva (lunghezza oltre gli 80 cm), con molti succhioni;
  • piante in equilibrio: quando vi è un giusto equilibrio fra rami di diversa vigoria;
  • piante senescenti: quando si ha produzione di rami scarsamente vigorosi (rami con sviluppo inferiore ai 30 cm).

Valutato lo stato di vigoria della pianta, va tenuto presente che l’entità dei tagli deve essere inversamente proporzionale alla vigoria. Pertanto su piante vigorose la potatura deve essere ridotta al minimo per non stimolare ulteriormente la vigoria. In alternativa ai tagli si ricorre ad altre operazioni come curvatura e piegatura dei rami.

La curvatura consiste nel dare una forma ad arco ai rami verticali e vigorosi allo scopo di ridurre l’attività vegetativa e predisporre il ramo verso la fruttificazione. I rami curvati sono preferibilmente portati verso l’esterno della chioma, dove è più intensa l’illuminazione. Attraverso l’inclinazione, si modifica la posizione dell’asse dei rami o delle branche rispetto alla verticale. Normalmente, le piegature saranno di intensità tanto maggiore quanto la varietà sarà vigorosa e lenta nella messa a frutto. Va però considerato che inclinazioni eccessive possono annullare la crescita e sbilanciare l’equilibrio vegeto-produttivo verso una eccessiva formazione di gemme a fiore e quindi di frutti. Nelle varietà con portamento assurgente, piegature eccessive possono inoltre favorire l’emissione di germogli eccessivamente vigorosi (dunque inutili) in corrispondenza dei punti di massima curvatura. L’inclinazione può essere mantenuta ricorrendo all’uso di divaricatori (canne o bastoni) inserite tra il tronco e la branca da piegare, oppure ricorrendo a tiranti fissati a dei picchetti piantati nel terreno. La seconda soluzione potrebbe causare delle rotture in caso di forte vento. Per branche di piccolo diametro può essere utilizzato un peso che verrà spostato verso l’apice man mano che queste si allungano.

Anticipando l’inclinazione in estate si può frenare la vigoria dei germogli durante lo sviluppo: si otterranno allora rami più equilibrati e con una direzione più consona a una chioma armoniosa e aperta. L’anno successivo anche i nuovi rami saranno più equilibrati. Considerando che nel ciliegio la migliore produzione si ottiene su branchette di 2-3 anni, è consigliabile sfoltire i rametti che hanno fruttificato e stimolare la crescita di nuovi germogli mediante ripetute cimature sui germogli giovani o speronature su quelli di un anno.

Per favorire un equilibrato sviluppo delle diverse parti dello scheletro, ogni branca laterale deve avere alla base un diametro non superiore ai due terzi del diametro del fusto, in quel punto. Stessa cosa vale per le branche secondarie inserite sulle principali. Se così non fosse, si avrebbe uno squilibrio di difficile correzione.

Uno dei problemi maggiormente sentiti in ambito amatoriale è l’altezza eccessiva delle piante di ciliegio che spesso viene affrontato facendo ricorso a tagli molto energici, con conseguenze disastrose per la pianta.  Un razionale intervento per abbassare le piante di ciliegio consiste nel fare ricorso al taglio di ritorno. Esso consiste nel tagliare il prolungamento della branca o del tronco in corrispondenza di un asse secondario che abbia un diametro non inferiore a un terzo dell’asse principale e limitarsi a tagliare su diametri non superiori ai 5/6 cm. Il ramo che rimane sostituisce la cima di quello asportato, assumendone le funzioni. E’ considerata un’operazione di potatura “indiretta” in quanto, anche se il soggetto viene privato nel suo complesso di grosse quantità di legno e ridotto nelle sue dimensioni, consente di mantenere una corretta ed armonica successione fra i diametri dei diversi assi vegetativi. Questo sistema, non interrompendo il flusso regolare della linfa, evita l’emissione di ricacci concentrati nella zona del taglio. Occorre quindi focalizzarsi sul tenere a mente gli obiettivi della potatura del ciliegio.

Organi di fruttificazione del ciliegio

Per poter potare correttamente è fondamentale osservare le gemme e saper riconoscere i rami. I rami del ciliegio, a seconda della loro vigoria e del tipo di gemme che sviluppano, si distinguono in:

Ramo comune: presenta una media vigoria con gemme laterali prevalentemente a legno, tranne in posizione basale dove sono presenti gemme a fiore. I rami che si sviluppano verso l’esterno producono più frutta rispetto a quelli che crescono in verticale

Mazzetto di maggio: detto pure dardo a mazzetto o dardo fiorifero è un corto rametto di 3-6 cm provvisto di numerose gemme a frutto ravvicinate (da 4 a 7) e di una gemma a legno all’apice, la quale provvede a rinnovare il ramo per la produzione dell’anno successivo. Talvolta può essere a fiore anche la gemma apicale. Il dardo fiorifero può ogni anno allungarsi di un centimetro o poco più, ma le sue gemme a fiore daranno origine a frutti di qualità progressivamente inferiore. I meno esperti, spesso, per accelerare i tempi di raccolta, staccano il mazzetto di maggio con i frutti presenti, questa è un’operazione da evitare poiché il rametto ha una durata produttiva che si protrae per diversi anni. Il mazzetto di maggio è una formazione tipica delle drupacee, ma ai fini produttivi, soprattutto nel ciliegio, assume importanza rilevante. È inserito su rami a partire dal 2° anno.

Rami misti: sono lunghi e vigorosi, hanno gemme a fiore su tutto il ramo tranne che sulla parte apicale dove sviluppano alcune gemme a legno.

Brindilli: sono lunghi circa 15 cm, presentano solo gemme a fiore tranne un’unica gemma a legno posta sulla cima del ramo.

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Foto: mazzetto

Agr. Antonio Velonà

Agrotecnico Antonio Velonà, docente di pratiche agrarie, adesso in pensione, ha svolto la sua attività nell’indirizzo agrario dal 1974 al 2017 presso l’Istituto d’Istruzione superiore “V.F. Pareto” di Milano. Nella sua lunga carriera ha coordinato tutte le attività di laboratorio inerenti al frutteto, le serre e il giardino. Dal 2001 al 2005 ha collaborato come docente con la Fondazione Minoprio nei corsi di formazione professionale