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Anche le branche alla base, se diventano troppo lunghe o vanno ad invadere gli spazi di altre piante, vanno accorciate sempre rimandando su un brindillo. Brindilli, rami, polloni vanno sempre o asportati completamente o lasciati interi. Fare un taglio a metà significa dare un segnale alla pianta che in quella parte non ci interessa la produzione ma nuovi rami. Questa cosa potrebbe servire solo per rivestire piante troppo deboli e vecchie, operazione comunque sconsigliata e lasciata ai professionisti. Si ricorda di non fare tagli sull’asse centrale troppo a raso per non rovinare le gemme dormienti che servono per creare nuovi rami per il futuro. Ciò non deve portarci ad eseguire tagli tipo “moncone” o a sperone, da essi infatti possono entrare malattie del legno e limitano la cicatrizzazione del taglio. Bastano dunque 4/5mm di rispetto per il nostro scopo.

Tolti poi eventuali polloni del portainnesto o rami inseriti troppo bassi sul fusto la nostra pianta è completata. Alcune regole o suggerimenti: rami o branche, escluse le branche alla base della pianta, non devono avere un diametro superiore ad 1/3 rispetto all’asse centrale onde evitare l’ingrossamento di questa parte a sfavore della struttura principale che deve essere mantenuta per tutta la vita della pianta.

Il melo va potato preferibilmente dopo i grandi freddi, in generale dopo metà febbraio un attimo prima del risveglio vegetativo. Il melo, pur cicatrizzando bene le ferite, è sempre meglio potarlo in giornate asciutte e soleggiate. Il fusetto deve rimanere piccolo, esagerare con le potature significa stimolare la pianta a produrre nuovo legno per compensare ciò che perde con la potatura. In genere non si asporta mai oltre il 30% del legno presente prima della potatura. Se la pianta è severamente potata e va, come si dice tecnicamente “a legno”, difficilmente si riesce a riportarla alla normalità. Anzi, in pochi anni farà sempre più vegetazione e sempre meno frutta fino a non produrre più. Inoltre sarà ingestibile. Questi suggerimenti valgono per tutti le forme di allevamento del melo. Infatti il melo può essere allevato a fusetto ma anche a vaso policonico. Quest’ultimo sistema è andato in disuso tra i professionisti per gli alti costi di gestione e le difficoltà nell’eseguire i trattamenti.

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Che vantaggi ha un fusetto per un hobbista?

Sicuramente l’allevamento del melo a fusetto (foto 2) ha il vantaggio di occupare meno spazio rispetto ad un vaso policonico. L’altezza di solito non supera i 2.5/3 metri e dunque è facilmente gestibile da terra. Ricordo che il melo è una delle piante che pur non assorbendo tanta manodopera per potatura e dirado, ha bisogno di tanti trattamenti antiparassitari. Il fusetto è una pianta più semplice da trattare, poco folta, raggiungibile in ogni sua parte. Una pianta che si riesce a trattare bene è maggiormente difesa dai parassiti anche perché in essa gira molto meglio sia l’aria che la luce, principali aiutanti contro i funghi dannosi e le cocciniglie.

Oggi poi, l’arrivo di nuovi insetti dannosi come per esempio la Cimice Asiatica, ci mette davanti a scelte obbligate per la difesa dei nostri frutteti. Là dove anche la difesa chimica non abbia risultati accettabili, l’utilizzo di mezzi meccanici diventa fondamentale. Per esempio le reti antinsetto che avvolgono completamente la pianta. Queste, oltre a non permettere l’entrata della cimice asiatica, riducono quasi completamente anche i danni da carpocapsa. Qualora la rete antinsetto sia posizionata presto potremo addirittura azzerare i trattamenti chimici.

 

È facile capire che mentre un vaso policonico è praticamente impossibile da coprire. Invece, una pianta di melo allevato a fusetto o un filare per uso domestico è facilmente copribile senza eccessiva fatica. Considerate che ogni pianta può portare a maturazione 130/150 buoni frutti, bastano 4/5 piante per le necessità di una famiglia media. Essendo poi anche più stretta e sviluppata lungo un asse, risultano più facili anche le operazioni di sfalcio delle erbe sottostanti, la pulizia, le concimazioni.

È giusto ricordare che le piante di melo in commercio sono solitamente innestate su portainnesti deboli che servono a ridurre la taglia della pianta grazie ad un ridotto sviluppo dell’apparato radicale. Di conseguenza le piante hanno bisogno di tutori. Se si tratta di qualche pianta basta un palo per pianta, se scegliete di fare un piccolo filare meglio piantare due pali ad una distanza variabile da 4 a 6 metri e installare dei fili che servano come appoggio a 50 cm da terra, ad 1.5 metri e a 2.5 metri e legare ad essi l’asse principale della pianta. Sicuramente questi portainnesti non sono adatti ad un allevamento come un vaso policonico perché sarebbe impossibile pensare ad una struttura di sostegno adeguata.

Per il vaso policonico dobbiamo trovare piante di melo innestate su Franco che però ha lo svantaggio di crescere molto sia in altezza che in larghezza complicando di fatto tutte le operazioni. Come spiegato all’inizio, il vaso policonico è una forma molto complessa che richiede alta professionalità nella potatura per mantenere una forma corretta. Infatti è facile incorrere ad errori che portano ad eccessivi ombreggiamenti nelle parti basse della pianta con uno sviluppo eccessivo nelle parti aeree. La pianta continua a crescere e in pochi anni diventa ingestibile e si svuota nella parte sottostante. I tagli drastici di ritorno per riequilibrare il tutto sono poco tollerati dal melo per l’entrata di patogeni come i Cancri rameali e gli attacchi di Zeuzea attirata dal legno fresco.

 

>> Dopo aver imparato la potatura del melo allevato a fusetto, guarda anche la playlist dedicata alla potatura delle piante da frutto!

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Foto: meli allevati a fusetto

Agr. Alessio Giacopini

Tecnico e consulente nel settore frutticolo e viticolo, segue diverse realtà produttive del Nord-Est con particolare specializzazione in Pesco, Actinidia e Vite. Direttore da diversi anni del Mercato alla Produzione di Sommacampagna e Sona dove vengono conferite le eccelenti produzioni locali di pesche. Tecnico di campagna del gruppo Vicentino Vitevis con particolare riferimento alle aziende biologiche o che vogliono intraprendere il percorso di conversione. Nel poco tempo libero si dedica all'azienda agricola di famiglia dove la biodiversità produttiva la fa da padrone, coltiva infatti mele, pesche, albicocche, kaki, actinidia e vite.