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Potatura di allevamento

Gli interventi di potatura dell’albicocco nei primi anni di formazione devono essere eseguiti durante la stagione primaverile estiva. Lo scopo è quello di: controllare lo stimolo vegetativo e anticipare la differenziazione a fiore delle gemme, gestire e orientare al meglio le future branche principali favorendo il massimo rivestimento di germogli laterali. I tagli fatti durante la stagione vegetativa riducono i tagli della potatura invernale che favorirebbero penetrazioni fungine e batteriche e possono comprendere anche piegature, torsione e legature dei rami. L’albicocco è una drupacea che non si adatta molto alle forme obbligate per la grande vigoria della specie e l’assenza di portainnesti nanizzanti. Si deve abbandonare l’idea di costruire una forma perfetta e lavorare sfruttando al massimo ciò che la pianta offre. A parte il vaso tradizionale impostato su 3-4 branche permanenti, la tendenza attuale è quella di orientarsi verso forme più libere, espanse. Queste raggiungono più precocemente la piena produzione e che facilitano anche la raccolta e le operazioni colturali. Il vaso catalano sta suscitando, negli ultimi anni, forti interessi soprattutto nel sud d’Italia. L’abbattimento dei costi di gestione, la precoce entrata in fruttificazione, assieme ad una buona resa e all’alta qualità dei frutti, sono fattori molto apprezzati dal moderno frutticoltore sempre alla ricerca di tecniche di produzione innovative. La formazione del vaso catalano si basa sul sistematico accorciamento dei germogli a circa 50 cm di lunghezza nella fase di allevamento. Ciò concilia bene l’esigenza di contenere le dimensioni dell’albero in altezza e di ottenere una precoce fruttificazione. I continui interventi di cimatura dei germogli vigorosi (topping), eseguiti nei primi anni e a ogni inizio di ciclo di stimolo vegetativo, hanno lo scopo di favorire l’emissione di rami anticipati esterni su cui sarà poi impostata la fruttificazione. Grazie a questa tipologia d’interventi non è necessario aprire le branche con canne, pesi o legature, con conseguente risparmio di costi. A fine estate gli interventi saranno volti all’eliminazione dei rami concorrenti con la cima (succhioni o doppie punte). Possono essere fatti tagli di ritorno sulle branche, lasciando alla potatura secca soltanto il diradamento delle formazioni fruttifere (rami misti ed eventualmente dardi).

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Potatura di produzione

Dal 4° anno in poi la pianta sarà completamente formata e ben rivestita, mediamente di quattro branche principali rivestite a loro volta da sotto branche e rami misti. Nell’albicocco, la potatura deve essere moderata: essenzialmente occorre tenere conto che nelle piante giovani la maggior parte della produzione viene portata dai rami misti e dai rami anticipati. Con il progredire dell’invecchiamento delle piante, la fruttificazione aumenta progressivamente sui dardi fioriferi e sui brindilli. Anche se queste piante fruttificano prevalentemente sui dardi, i tagli drastici accentuano l’emissione di nuovi germogli che diventeranno competitivi nei confronti dei frutti. In generale la potatura dell’albicocco va limitata a tagli di rinnovamento, da eseguirsi per lo più sulle branche fruttifere esaurite. Invece, i brindilli vanno in generale rispettati lasciandoli alla loro spontanea evoluzione. È bene mantenere integri i prolungamenti favorendo la ramificazione laterale, piegando quanto possibile, per controllare la vegetazione e favorire il rinnovo delle brachette (dopo 2-3 anni) con nuovi germogli nella parte arretrata. La potatura di produzione deve garantire un corretto equilibrio vegeto-produttivo, mirando a mantenere le piante in buone condizioni vegetative. Con un livello produttivo tale da mantenere inalterate le caratteristiche pomologiche tipiche della cultivar. Per una corretta potatura dell’albicocco occorre tenere presente alcuni principi di base:

  • Quando si pota, ricordarsi che il flusso linfatico si distribuisce meglio e più uniformemente se termina il suo percorso su una gemma apicale. L’interruzione della linfa in seguito a un taglio di raccorciamento (taglio a legno), stimola la fuoriuscita di germogli vigorosi in corrispondenza del taglio;
  • La linfa affluisce velocemente verso l’alto nei rami verticali e rallenta nei rami inclinati o orizzontali. Ne consegue che un ramo è tanto più vigoroso quanto più è verticale, più l’asse vegetativo si allontana dalla verticale più diminuisce la spinta vegetativa;
  • Ogni intervento che favorisca la velocità di crescita di un ramo inibisce la produzione; ogni intervento che riduca la velocità di crescita dei germogli favorisce l’attività riproduttiva. Il massimo di capacità produttiva, unita a un miglior equilibrio dei germogli laterali, si ha per un’inclinazione tra i trenta e quarantacinque gradi;
  • Esiste un rapporto inverso tra vigoria e produzione. In generale una pianta molto vigorosa sarà una pianta poco produttiva perché i nutrienti sono utilizzati per costituire nuova vegetazione; una pianta con vigoria insufficiente produce una vegetazione stentata costituita da corti ed esili rametti, non ha sufficiente forza per sviluppare una chioma accettabile, in grado di portare a maturazione una buona produzione. Sarà quindi anch’essa poco produttiva. Quindi le produzioni migliori, sia come quantità che qualità, si ottengono su piante di vigoria equilibrata. Bisogna pensare che una pianta debba produrre frutta, ma anche nuovi rami capaci di rinnovare continuamente la vegetazione;
  • Il taglio di diradamento (taglio a frutto) mantiene un buon equilibrio, consiste nel selezionare i rami più idonei, che si aprono verso l’esterno, asportando quelli che creano disordine e ombreggiamento all’interno della chioma. Con il taglio di diradamento si applica il principio “tutto o niente”, ossia il ramo o si lascia intero o si asporta completamente alla base;
  • Il taglio di ritorno (taglio a frutto) è il tipo di taglio che si esegue quando si vuole ridurre o ringiovanire una branca troppo vecchia o cresciuta troppo. Consiste nell’eseguire il taglio appena sopra un ramo laterale, che prenderà la funzione di cima, o l’accorciamento delle branchette su rami di due o più anni. È importante che il ramo o la branca di sostituzione abbia un dimetro non inferiore a un terzo del diametro del tratto asportato per non squilibrare la branca;
  • L’intensità di potatura dell’albicocco deve essere inversamente proporzionale alla vigoria della pianta. Più gli alberi presentano forte attività vegetativa, più la potatura si dimostra dannosa alla produttività;
  • Gli alberi eccessivamente vigorosi non dovrebbero essere sottoposti a potatura invernale ma dovrebbero essere indeboliti con interventi di potatura verde, incisioni, curvature torsione dei rami, desucchionatura.

Le cultivar di albicocco, più di ogni altra specie, sono particolarmente legate all’ambiente in cui sono sorte, ed è pertanto preferibile scegliere fra quelle locali che sono state naturalmente selezionate nel tempo. La maggior parte delle cultivar di albicocco sono autofertili, tuttavia l’impollinazione incrociata favorisce notevolmente e migliora l’allegagione, per cui è preferibile sempre consociare due o tre varietà nello stesso appezzamento.La fruttificazione dell’albicocco inizia quando le radici sono in equilibrio con lo sviluppo della chioma. Una drastica riduzione della chioma porterebbe a uno squilibrio tra chioma e radici, che provocherebbe una spinta a legno, cioè una produzione di nuova vegetazione per ripristinare l’equilibrio perso. L’albicocco è una specie arborea da frutto molto suscettibile ai tagli provocati a carico del legno, soprattutto se di grosse dimensioni. Pertanto si consiglia di eseguire trattamenti protettivi a base di prodotti rameici, sulle superfici di taglio, per evitare l’insorgenza d’infezioni fungine o batteriche. La potatura di produzione dell’albicocco si effettua iniziando dall’apice di ogni branca con la scelta di un ramo di prolungamento che dovrà essere inserito nella parte inferiore della branca e avere un portamento poco vigoroso. Proseguendo verso il basso, si alleggerisce la cima, asportando i rami concorrenti con la stessa. Si eliminano alla base i rami verticali nati sulle branche inclinate facenti parte del struttura portante (quelli che crescono dritti sulla parte superiore). Questo intervento, però, è meglio farlo al verde, strappandoli con le mani quando i succhioni sono lunghi circa 10 cm. La piegatura verso l’orizzontale dei rami laterali (sotto-branche) li predispone per la messa a frutto. I rallentamenti del flusso di linfa grezza (ascendente) penalizzano la vegetazione, mentre lo stazionamento della linfa elaborata (discendente) favorisce la diversificazione delle gemme a fiore e quindi la fruttificazione. A potatura ultimata ogni singola branca principale si deve presentare molto leggera verso l’apice, avere le branche secondarie disposte in maniera alternata sui due lati e con angolo d’inserzione prossima all’orizzontale. L’altezza massima delle branche deve attestarsi intorno ai tre metri.

Epoca di potatura

Il periodo migliore per fare la potatura dell’albicocco è il mese di settembre poco prima che la pianta perda le foglie ed entri in riposo vegetativo. Il taglio estivo aiuta a contenere la vegetazione, a far maturare al meglio il legno, le ferite riescono meglio a cicatrizzare impedendo l’entrata dei parassiti al suo interno. Inoltre evita lo sviluppo di nuovi germogli in corrispondenza del taglio. Il taglio invernale ha un effetto di spinta sulla vegetazione e il freddo non contribuisce alla migliore cicatrizzazione.

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Foto: taglio astone su albicocco

Agr. Antonio Velonà

Agrotecnico Antonio Velonà, docente di pratiche agrarie, adesso in pensione, ha svolto la sua attività nell’indirizzo agrario dal 1974 al 2017 presso l’Istituto d’Istruzione superiore “V.F. Pareto” di Milano. Nella sua lunga carriera ha coordinato tutte le attività di laboratorio inerenti al frutteto, le serre e il giardino. Dal 2001 al 2005 ha collaborato come docente con la Fondazione Minoprio nei corsi di formazione professionale