La potatura invernale dell’olivo (Olea europaea)
Consigli per una corretta potatura
Questa pianta coltivata nel bacino del Mediterraneo è coltivata anche nei pressi dei laghi alpini (Como, Maggiore, Garda) e sui pendii con buona esposizione a sud (ad esempio la Valtellina), con produzione di frutti (drupa di colore verde o bruna) utilizzati per l’estrazione dell’olio e, in misura minore, per l’impiego diretto nell’alimentazione.
Per garantire un’elevata e costante produzione, è importante che ci sia un’adeguata illuminazione di tutta la chioma evitando che porzioni della stessa siano costantemente in ombra.
Vi sono diverse forme di allevamento che oggi vengono utilizzate: si passa dal vecchio vaso alla palmetta, ipsilon, globo e monocono; la forma di allevamento che da anni si propone e che risponde alle diverse esigenze è il vaso policonico (, i cui caratteri principali sono dati dalla semplicità della struttura scheletrica della pianta che deve essere costituita da 3 – 5 branche legnose principali che si aprono obliquamente lungo un unico asse verso l’alto, in regolare opposizione l’una dell’altra; dalla creazione di una zona vuota al centro della pianta che permetta l’arrivo della luce diretta del sole fin nelle parti basse e interne della chioma; dal rivestimento delle branche legnose principali con vegetazione minuta e produttiva dal portamento pendulo, più abbondante ed espansa in basso, più rada e affusolata in cima.
Quando si inizia a potare una pianta si dovrebbe operare innanzitutto valutando la situazione scheletrica della pianta per decidere l’eventuale asportazione di rami per semplificare la struttura e permettere alla luce di penetrare nella chioma; successivamente si procede all’eliminazione di succhioni o altre strutture rameali troppo verticali nella zona centrale della pianta che rendono l’ambiente più asfittico; infine si procede allo sfoltimento della vegetazione minuta con pochi tagli di rami esauriti ed in ombra.
A proposito di quest’ultimo punto, va considerato che nell’ulivo i rami tendono a fruttificare nella porzione mediana e basale e ad emettere germogli nella parte apicale, per cui se non si correggesse con la potatura questo modo di accrescersi si avrebbe uno spostamento dalla vegetazione verso l’esterno ed un conseguente progressivo accumulo di legno.
Per contrastare la tendenza all’invecchiamento e spostamento della vegetazione verso l’esterno, le branchette fruttifere esaurite (defogliate e con pochi e corti germogli) vanno rinnovate utilizzando uno dei succhioni deboli (maschiocelli), o meglio una delle branchette da essi derivate, che in genere si formano alla base della branchetta esaurita, in modo da riportare indietro la zona vegetativa con un conseguente rinnovamento della pianta.
Così operando, con il procedere degli anni, si formano strutture composte da una serie di archetti che portano all’estremità la porzione fruttificante; quando la serie di archetti si allunga eccessivamente, si riporta indietro la vegetazione utilizzando un succhione alla base della branchetta.