La potatura verde della vite
Le operazioni da eseguire
La potatura verde della vite, integra e completa il lavoro della potatura invernale. Tutti gli interventi mirano a regolare lo sviluppo della chioma al fine di ottenere l’equilibrio tra superficie fogliare e numero di grappoli. L’operazione va effettuata durante la fase di sviluppo vegetativo della pianta e comprende tutti gli interventi di rimozione di gemme, germogli, foglie e grappoli. Gli interventi in verde si possono effettuare dal germogliamento a poco prima della raccolta. Generalmente tutte le operazioni che si eseguono nel corso del ciclo produttivo sulla pianta vanno sotto il nome di potatura verde; il suo scopo fondamentale è quello di facilitare la maturazione dei grappoli e il buon sviluppo delle gemme e dei tralci degli anni successivi. Sono perciò operazioni fondamentali la sfemminellatura, spollonatura, scacchiatura, legatura dei tralci, defogliazione (solo in alcuni casi) e la cimatura. Andando in ordine di tempo la prima operazione effettuata, di solito poche settimane dopo il germogliamento, è la scacchiatura. I cacchi sono i tralci che nascono dalle gemme di controcchio (gemme laterali che accompagnano la gemma principale) del capo a frutto. A volte il termine cacchio viene usato per definire un tralcio sterile cosa sempre possibile e dipendente dalla fertilità del vitigno. In questo caso essi possono essere eliminati attraverso la scacchiatura. Questi, germogli non risultano utili al fine della potatura invernale e la loro eliminazione permette un migliore passaggio di linfa verso il germoglio principale, migliorandone la crescita prima e la maturazione delle uve dopo. Va effettuata il più presto possibile (a germogliamento ancora in corso) quando i sono ancora verdi e teneri. Nei casi di viti troppo deboli che presentano tutti i germogli fertili, per non indebolirle troppo, si elimina qualche germoglio uvifero, ad esempio quelli doppi o comunque in eccesso rispetto alla produzione.
La sfemminellatura consiste nell’eliminazione di nuovi germogli anticipati che prendono origine da gemme pronte dei tralci dell’anno, cioè dai cacchi, chiamate femminelle. Il germogliamento delle femminelle dipende molto dal tipo di vitigno e può essere stimolato dalle operazioni di cimatura che priva la punta dei tralci principali. Le femminelle possono produrre grappoli che però maturano tardivamente rispetto ai grappoli normali, e chiamati racemi. Le femminelle contribuiscono all’affastellamento nella zona grappoli, creando spesso un microclima favorevole ai patogeni e impedendo una perfetta penetrazione dei prodotti fitosanitari. La spollonatura consiste nell’eliminazione dei tralci che nascono sul ceppo mentre i succhioni nascono sul tronco, sono formazioni non produttive dotati di elevata vigoria, che sottraggono elementi utili ai grappoli e ai tralci. Le operazioni consistono nell’eliminare queste parti, anche in tempi diversi, senza provocare grossi danni al ceppo; perciò è meglio eliminarli ancora verdi. Altre legature interessano gli organi permanenti della vite (ceppo, cordoni permanenti, branche) necessitano di legature per fissarli alla struttura di sostegno. Per le forme di allevamento a spalliera tipo Guyot (semplice e doppio) oppure cordone speronato risulta importante provvedere, anche più volte durante la stagione, al palizzamento dei germogli con legature a mano mediante rafia, carta, plastica animata o con macchinette a nastro e aggraffatrice, oppure imbrigliare la vegetazione con fili paralleli permanenti. La scelta di materiali di origine organica è ancora attuale, soprattutto per la loro completa degradabilità e per la loro capacità di integrarsi armonicamente nel paesaggio. Nei nuovi impianti è necessario legare al paletto-tutore il germoglio che costituirà il futuro tronco di vite tramite legacci robusti, evitando la strozzatura del futuro tralcio.
La necessità di ridurre i costi di gestione del vigneto ha richiesto l’impiego di legacci di produzione industriale, di rapido e semplice utilizzo. Tale esigenza è rilevante soprattutto nelle aziende medio-grandi, dove la manodopera è rappresentata da personale talvolta poco esperto nella legatura e dove il gran numero di viti richiede quantità notevoli di legacci da applicare in tempi brevi. Qualora nel vigneto si attui la vendemmia meccanizzata, è importante che il legaccio rimanga saldamente ancorato nella sua posizione anche a seguito degli urti degli organi scuotitori. Molto comode risulta la Nastratrice-pinzatrice per legature dei capi a frutto e in verde, oppure la legatrice rapida con alimentazione automatica del filo o di una piattina animata. Altra operazione estiva è la cimatura che consiste nell’asportazione siano esse femminelle basali che apici vegetativi. Questa pratica ha lo scopo di ridurre la vegetazione e rinnovare la parete fogliare, ottenendo l’emissione di nuove femminelle con la formazione di foglie fotosinteticamente attive nel periodo di maturazione dei grappoli, inoltre riduce l’affastellamento della vegetazione a livello dei grappoli, per limitare l’incidenza della muffa grigia. L’intervento va eseguito entro la fine di giugno, quando una buona parte dei germogli ha superato l’ultimo filo binato di palizzamento e quando è stata raggiunta l’altezza ottimale del fogliame, che normalmente va dai novanta ai centodieci cm di superficie esposta per kg di uva prodotta. In modo da arrestare l’allungamento del giovane germoglio che avviene a spese delle sostanze di riserva, quindi la cimatura diminuisce il consumo di tali sostanze a vantaggio della produzione, inoltre, deviando l’afflusso di linfa dall’apice ai grappolini, ne migliora l’ingrossamento. Nella pratica della cimatura si terrà conto di effettuare ogni taglio successivo ad un’altezza maggiore dal precedente.
La defogliazione consiste nel sopprimere sui germogli fruttiferi un certo numero di foglie allo scopo di esporre meglio i grappoli al sole. E’ una pratica che si svolge prima della vendemmia per le chiome troppo dense, sul tratto basale della fascia produttiva, per arieggiare ed esporre a radiazione indiretta i grappoli in modo da provocarne un aumento degli zuccheri e della colorazione. Le foglie basali eliminate dai singoli tralci durante l’ultimo periodo che precede la vendemmia non svolgono più un ruolo attivo nei riguardi della maturazione dell’uva e perciò possono essere soppresse; infatti quelle più vecchie di 120 giorni non contribuiscono più all’accumulo degli zuccheri. Com’è noto” la quantità è nemica della qualità” e per ottenere grandi uve è necessario che la produzione per pianta sia sufficientemente bassa. A tal fine, si ricorre al diradamento, che consiste nell’eliminazione di una parte dei grappoli praticata nel periodo che va tra l’allegagione (formazione dei frutti) e l’invaiatura (cambio di colore degli acini).