Zanzare più diffuse in Italia: le specie da conoscere
L’evoluzione delle zanzare
Le zanzare hanno una lunga storia: un’ambra ritrovata in Canada e risalente a più di 75 milioni di anni fa include il più vecchio fossile di culicide, la famiglia cui appartengono anche le moderne zanzare e la zanzara tigre.
Un reperto ancora più antico del Myanmar (circa 100 milioni di anni) include un insetto dotato di apparto boccale pungente che sarebbe una sorta di anello di congiunzione tra le zanzare e i loro parenti più prossimi. Quindi qualcosa di molto simile alle odierne zanzare pungeva già i dinosauri e probabilmente trasmetteva loro qualche parassita simile ai plasmodi della malaria, perlomeno di quella aviaria, dato che i dinosauri sono i progenitori degli uccelli.
Oltre ad essere molto antiche, le zanzare sono anche una sterminata moltitudine, sia di specie, oltre 3700 quelle descritte, sia di individui: si stima, infatti, che per ogni essere umano sulla Terra ci siano circa 40.000 zanzare.
In tutti i continenti, dovunque è presente acqua ci sono delle zanzare. La maggior ricchezza di specie si trova nelle foreste tropicali, ma le infestazioni più impressionanti sono tipiche delle regioni sub-artiche, dove le pozze che si originano con lo scioglimento delle nevi portano allo sviluppo di sciami di milioni e milioni di individui.
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L’aspetto generale delle zanzare adulte è ben conosciuto da molti di noi. Si tratta di insetti esili con scagliette su corpo, zampe, margini e nervature delle ali. Come tutti gli insetti appartenenti all’ordine dei ditteri, le zanzare hanno un solo paio di ali atte al volo. Queste battono da 100 a 1.000 volte al secondo, una frequenza responsabile del ronzio, variabile tra le diverse specie e anche tra maschi a femmine, che spesso rende insonni le nottate estive.
Per la maggior parte delle zanzare la lunghezza è compresa tra 0,5 e 1 cm. Le zampe sono lunghe e sottili, specializzate per l’adesione; quando l’insetto è a riposo su una superficie il paio posteriore è tenuto di solito sollevato e proteso all’indietro. Le colorazioni sono poco appariscenti; in genere con dominante nera, grigiastra o bruna e screziature biancastre o nerastre nere più o meno evidenti.
Le lunghe antenne, che si originano tra i grandi occhi composti, sono filiformi con poche rade setole nelle femmine e piumose nei maschi. L’apparato boccale è tipicamente pungitore succhiatore, con i vari pezzi allungati e flessibili che si articolano tra loro a formare una sorta di canale di suzione connesso con una pompa muscolare che aspira i liquidi per depressione, un po’ come una siringa a pistone.
Gli stadi delle zanzare
Come mosche e farfalle, le zanzare sono insetti che compiono una metamorfosi completa. Gli stadi giovanili, le larve, hanno aspetto completamente diverso dagli adulti e vivono in acqua, nella maggior parte dei casi nutrendosi come detritivori filtratori.
Le larve di zanzara sono prive di zampe e nuotano contorcendosi come fossero anguille in miniatura. Il loro apparato boccale e composto da una sorta di spazzole che creano piccole correnti dirette verso l’aperura boccale, lì ci sono delle strutture simili a pettini che filtrano e trattengono le particelle in sospensione.
Nonostante la vita acquatica, le larve di zanzara ottengono ossigeno dall’aria e per far questo devono restare in contatto con la superficie; in molte specie ciò è facilitato dalla presenza di un sifone respiratorio caudale che consente alle larve di stare a testa in giù nell’acqua, letteralmente appendendosi alla tensione superficiale nell’interfaccia aria /acqua. Raccolte d’acqua temporanee inquinate o anossiche per l’elevato carico organico, in cui non possono sopravvivere insetti acquatici o pesci predatori che dipendono dall’ossigeno disciolto, sono i più tipici focolai dove si sviluppano le larve di zanzara.
La pupa, lo stadio intermedio tra larva e adulto assimilabile alla crisalide delle farfalle, è anch’essa acquatica e molto mobile, ma non si alimenta. Lo stato pupale è breve: in pochissimi giorni dal dorso della pupa emerge la zanzara adulta che si poggia sull’acqua fintanto che il suo tegumento non si indurisce, poi vola via disperdendosi nell’ambiente.
Maschi e femmine si nutrono di carboidrati ottenuti dal nettare, dalla frutta in decomposizione, dagli essudati vegetali e anche dalle melate. Solo le femmine succhiano il sangue, che utilizzano per completare la maturazione delle uova. Queste ultime sono deposte, singolarmente o a gruppi, sulla superficie o appena sopra il livello. Se non vengono sommerse, le uova di molte specie di zanzara che depongono all’asciutto possono resistere al disseccamento, ma le larve e le pupe hanno bisogno costante di acqua.
Molte delle zanzare di maggiore interesse antropico compiono più generazioni l’anno in successione dalla primavera all’autunno. In estate quando le condizioni sono ottimali l’intero ciclo da uovo ad adulto si può completare in poco più di una settimana. L’inverno è trascorso in quiescenza per lo più allo stato adulto o come uovo diapausante.
Zanzare a confronto: caratteristiche, abitudini
Delle oltre 3700 specie nel mondo meno di 70 sono segnalate in Italia e sono poco più di una manciata le zanzare che causano fastidi rilevanti e/o potenziali rischi sanitari sul nostro territorio. Senza pretesa di completezza, andiamo nel dettaglio di alcune delle specie di zanzara più importanti in Italia.

Culex pipiens:
Spesso definita come “zanzara comune”, si tratta di un complesso di specie che si è differenziato ed espanso in tutto il mondo a partire da circa 10.000 anni parallelamente alla diffusione dell’agricoltura.Il biotipo Cx. pipiens molestus è quello meglio adattatosi a sopravvivere negli ambienti modificati dall’uomo, sia urbani che rurali. Rispetto al biotipo tipico (Cx. pipiens pipiens) che punge prevalentemente uccelli, molestus predilige i mammiferi, incluso l’uomo.
Questa zanzara ha attività notturna ed è spesso proprio lei a ronzare di notte nelle camere da letto. L’adulto, mediamente di lunghezza inferiore a 1 cm ha colorazioni dal bruno chiaro al grigiastro screziate di scaglie biancastre. Le larve sono in grado di svilupparsi in fossi e scoline e canali, ma anche nelle reti fognarie superficiali e in contenitori di piccolo volume. Per la sua parziale tendenza a pungere anche gli uccelli, ha un ruolo centrale nella trasmissione del West Nile virus, che in natura si mantiene in un ciclo che comprende zanzare e volatili (per lo più passeriformi) e talvolta coinvolge gli esseri umani come ospiti accidentali a fondo cieco.
Aedes caspius:
Frequente nelle zone lagunari costiere. Le larve si trovano in aree soggette ad allagamenti periodici come le paludi rivierasche salmastre, ma, data la tolleranza ad ampie variazioni di salinità, posso occupare anche canali per l’irrigazione, golene, risaie a altri habitat con acqua dolce. Le femmine adulte sono ottime volatrici, capaci di spostarsi anche 10-15 km dai focolai di sviluppo larvale. Fortemente attratte dall’uomo, pungono principalmente nelle ore del crepuscolo, e sono spesso ospiti non gradite ad apritivi e cene estive all’aperto. Per le sue caratteristiche e la sua distribuzione è, insieme alla zanzara tigre, la specie con il maggiore impatto sulle attività turistiche di molte zone costiere del nostro paese.
Aedes vexans:
Le larve si sviluppano tipicamente in focolai di acqua dolce soggetti ad allagamenti periodici come risaie, golene, scoline, ecc. Le femmine adulte hanno picchi di attività al crepuscolo e all’alba e sono capaci di volare per diversi km. Nonostante sia fortemente antropofila, determina problemi per lo più circoscritti ai centri abitati inseriti in contesti rurali dove sono presenti corpi idrici soggetti a variazioni di livello; inoltre, la sua attività è limitata prevalentemente al periodo primaverile.
Anofele italiane:
Il genere Anopheles è tristemente noto come vettore dei plasmodi della malaria umana, la cui specie più patogena, Plasmodium falciparum, è l’agente infettivo che causa ancor oggi il maggior numero di decessi nel mondo. Fortunatamente la malaria è stata eradicata dall’Italia alla fine degli anni ’50, ma alcune specie di anofele storicamente coinvolte nella trasmissione di questa malattia sono ancora presenti nel nostro paese, benché con popolazioni in genere modeste e ruolo vettoriale trascurabile.
Più grandi delle zanzare dei generi Culex e Aedes, le specie di anofele presenti in Italia sono legate ad acque stagnanti ricche di vegetazione e detriti galleggianti (risaie, stagni, maceri), dove le larve, prive di sifone respiratorio, si nutrono restando in superficie.
Anopheles labranchiae:
È stata il principale vettore di malaria in Italia. La specie è ancora presente dalla Toscana fino alla Calabria, in Sicilia e Sardegna. Le larve vivono in acque anche salmastre e non inquinate come paludi costiere, risaie, pozze d’acqua erbose, bordi di torrenti e altri corsi d’acqua con abbondante vegetazione ripariale.
Anopheles sacharovi:
Un tempo presente lungo tutta la costa adriatica dal Veneto alla Puglia si trovava anche in Calabria e Sardegna, costituendo un importante vettore di malaria per regioni costiere dell’alto Adriatico. Non rinvenuta in Italia per circa 50 anni e ritenuta estinta a causa di bonifiche e inquinamento, è stata nuovamente ritrovata in Puglia nel 2022.
Anopheles superpictus:
In passato diffusa nelle regioni del centro-meridionali e vettore accertato nell’Italia del sud, è attualmente ristretta alle regioni più meridionali, in particolare la Calabria, dove è presente su entrambe le coste, e la Sicilia. Le larve si sviluppano perlopiù in pozze sassose durante le magre di torrenti e fiumi.

Aedes albopictus:
Conosciuta come la zanzara tigre: questa specie esotica per l’Italia è considerata oggi come la zanzara più nociva e in grado di condizionare pesantemente la qualità di vita, in particolare negli ambienti urbani. Il nome scientifico (albopictus = macchiato di bianco) e l’appellativo di “tigre” derivano dalla livrea di base nera brillante con varie bande e screziature di scaglie bianche che gli conferiscono appunto un caratteristico aspetto “tigrato”.
La zanzara tigre e le problematiche da cui ne derivano
La zanzara tigre è originaria delle giungle del sud-est asiatico, dove sfrutta per lo sviluppo larvale cavi degli alberi, ascelle fogliari, buchi nelle rocce e tante altre piccole ed effimere raccolte d’acqua tipiche di una foresta pluviale.
Negli ambienti urbani, le larve prosperano in una serie infinita di contenitori e altre strutture dove l’acqua, anche pochissima, ristagna per almeno una settimana. Sottovasi, grondaie intasate dove si accumula l’acqua piovana, bidoni e altri contenitori per l’irrigazione, bottiglie, lattine e altri oggetti abbandonati, teli plastici di copertura, penumatici accatastati, tombini, caditoie e bocche di lupo sono alcuni esempi di possibili focolai dove prosperano le larve di zanzara tigre.
Di dimensioni leggermente inferiori alla maggior parte delle altre specie, la zanzara tigre non è una grande volatrice: nell’arco dell’intera vita adulta, che in condizioni naturali difficilmente supera le poche settimane, in genere si sposta di poche centinaia di metri dal focolaio dove ha completato lo sviluppo larvale. Ciononostante, Ae. albopictus è la specie di zanzare più invasiva al mondo.
Accidentalmente introdotta negli USA a metà degli anni 80 e segnalata per la prima volta in Italia nel 1990 a Genova, nel giro di 20 anni si è diffusa su tutto il territorio nazionale, con infestazioni più massicce al centro nord, pianura padana in particolare. Oggi si trova in tutti i paesi che si affacciano sul mediterraneo e anche in diverse nazioni del centro Europa. La diffusione a lunga distanza di questa zanzara è stata possibile grazie al vasto e poco regolamentato commercio internazionale di pneumatici usati, all’interno dei quali possono essere deposte uova capaci di sopravvivere per lunghi periodi senza acqua e resistere al freddo.
Le problematiche che causa sono legate alle infestazioni massicce nelle aree urbane densamente popolate, all’aggressività e alla reazione alle punture di solito ben più irritanti di quelle delle zanzare comuni. Punge di giorno spesso ripetutamente per completare il pasto di sangue e prevalentemente all’aperto. L’aggressività e la dolorosa reazione che provocano le punture fanno della Zanzara Tigre l’insetto più insopportabile e temuto d’Italia. Prolifera nei centri abitati, attacca all’aperto con picchi di attività nel tardo pomeriggio, condizionando negativamente la qualità della vita.
Inoltre, non si può ignorare il rischio sanitario che comporta essendo vettore di molti arbovirus (crasi che indica le virosi tramesse dagli artropodi) come Dengue, Chikungunya e Zika. Infine, è anche vettore accertato per le filarie del cane.
Lotta alla zanzara con gli strumenti giusti
Le zanzare ci sovrastano per storia evolutiva e per numero, quindi la battaglia è persa e non ci resta che rassegnarci alle punture e incrociare le dita sperando che causino solo gonfiore e prurito e non malattie potenzialmente letali?
Fortunatamente non è così perché l’uomo, oltre a essere responsabile della diffusione delle specie più invasive in giro per il mondo, ha spesso anche un ruolo chiave nel creare le condizioni che permettono alle zanzare di proliferare. Magari non nelle tundre e nelle paludi agli estuari dei grandi bacini fluviali, ma negli ambienti urbani e in molti contesti agricoli siamo noi ad allevare le zanzare. E ci sono tante strategie anti zanzare che si possono mettere in atto per limitare le infestazioni a soglie tollerabili, sia per il fastidio che dal punto di vista del rischio sanitario, in modo da smettere di essere causa del nostro male!
>> Continua a leggere: scopri i metodi a cui i privati possono ricorrere per controllare lo sviluppo delle larve di zanzara nel giardino!
>> Guarda anche il video per iniziare a scoprire come debellare la Zanzara Tigre.
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