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Chi sono le potenziali vittime delle zanzare?

Le oltre 3700 specie di zanzare finora descritte hanno preferenze molto diverse circa le loro potenziali vittime, definite come “ospiti” dato che questi insetti sono tipicamente inclusi tra gli ectoparassiti temporanei. Rettili, uccelli, anfibi e naturalmente mammiferi, come purtroppo ben sappiamo uomo incluso, sono tutti attaccati da questa o quella specie di zanzara. Alcune specie nord americane sono addirittura specializzate a pungere le sanguisughe, mentre altre zanzare non lo fanno mai perché le loro larve, predatrici e non filtratrici, accumulano tante riserve che le femmine adulte sfarfallano già ben fornite di un’ampia quota proteica per le loro uova.

Anche nell’ambito di una stessa specie ospite, ci sono individui più soggetti alle punture e altri che sono quasi ignorati. Per quanto riguarda l’uomo, la tradizione popolare attribuisce spesso la preferenza delle zanzare per determinate persone al “sangue dolce”. Ammesso che “sangue dolce” significhi qualcosa, questo non ha nessuna influenza nella scelta delle zanzare che è, invece, guidata de una combinazione di stimoli visivi termici e soprattutto olfattivi.

I meccanismi di ricerca e selezione degli ospiti da parte delle zanzare sono stati affinati dall’evoluzione per più di 100 milioni di anni, arrivando a straordinari livelli di raffinatezza ed efficacia e coinvolgendo meccanismi estremamente complessi, ancor oggi in buona parte sconosciuti. Il comportamento di ricerca delle femmine di zanzara è innato e guadagna inerzia man mano che procede. I vari passaggi non devono necessariamente succedersi in un ordine preciso, ma è probabile che nella maggior parte dei casi i diversi tipi di stimoli siano incontrati in una sequenza piuttosto simile.

Da cosa sono attratte le zanzare?

Per quanto riguarda le zanzare antropofile, che pungono prevalentemente l’uomo e il cui comportamento di ricerca è il più studiato, la ricerca dell’ospite comincia in genere da una fase di aumentata mobilità non specificamente orientata e probabilmente spinta dalla fame. Di solito lo stimolo principale è legato ai ritmi circadiani interni all’insetto che rendono conto dei picchi di attività delle diverse specie durante la giornata. Se in questa fase la zanzara recepisce stimoli provenienti da un potenziale ospite, passa a un’attività di ricerca orientata.

L’anidride carbonica (CO2) emessa dagli ospiti con la respirazione è il principale fattore scatenate a lunga distanza e agisce nell’ordine di varie decine di metri. L’aria che l’uomo esala espirando contiene circa il 4,5% di CO2, mentre la concentrazione di fondo di questo gas in atmosfera è di circa lo 0,3-0,4%. Sembra che le zanzare reagiscano solo a stimoli pulsanti di CO2, che arrivano cioè a ondate con concertazione variabile nel tempo, esattamente come i cicli di inspirazione/espirazione di un ospite. Non è per nulla facile seguire una traccia di CO2 nell’aria perché la scia non è continua e varia in funzione della ventilazione, della temperatura e della struttura del paesaggio. Per far questo, sembra che le zanzare, una volta percepita la presenza di CO2 nell’aria, comincino a volare controvento a zig-zag, compiendo delle anse di ampiezza inversamente correlata alla frequenza di ricezione di stimoli di conferma, in modo da rimanere nella scia. Questo avviene solo quando il flusso d’aria è sotto i 4 km orari, poiché questo è più o meno il limite di velocità di volo attivo delle zanzare.

A distanze decrescenti dall’ospite diventano importanti gli stimoli visivi e, oltre all’anidride carbonica, entra in gioco una combinazione di molti fattori specifici legati all’odore emesso dagli ospiti. Nelle fasi finali dell’orientamento, le diverse specie di zanzara reagiscono a stimoli diversi in base alle preferenze alimentari, ma acido lattico, ammoniaca e altri acidi carbossilici componenti del sudore umano svolgono in genere un‘importante azione interattiva o sinergica con la CO2. Nelle immediate vicinanze dell’ospite, altri stimoli olfattivi, calore corporeo e vapore acqueo sono percepiti e processati per decidere se prendere o meno contatto.

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Dove pungono?

La scelta dell’area da pungere sembra anch’essa guidata da segnali per lo più odorosi che portano le varie specie a pungere preferenzialmente in aree determinate, di solito difficili di controllare o da raggiungere per l’ospite, come caviglie, gomiti, viso e collo. Negli stimoli olfattivi a breve distanza entrano in gioco anche i microorganismi che si trovano sulla pelle dell’ospite e che modificano in maniera caratteristica la miscela di molecole emesse con la sudorazione. È stato dimostrato che è possibile attirare alcune specie di zanzara con il formaggio Limburger, originario del Belgio vallone e famoso per l’odore pungente, dovuto alla presenza degli stessi batteri che nell’uomo si trovano per lo più sulla pelle dei piedi.

Insomma, è vero che non tutti siamo tormentati allo stesso modo dalle zanzare, ma i meccanismi sono così complessi che se volete sapere perché voi siete punti e il vostro partner no, dovreste chiederlo alle zanzare. Infine, magra consolazione per i soggetti più attrattivi, queste differenze valgono solo fintanto che le zanzare possono scegliere: esattamente come capita a noi, quando la fame è tanta e la scelta poca, anche le zanzare diventano di bocca buona accettando ospiti che normalmente non sceglierebbero.

Da cosa è causato l'arrossamento delle zone punte dalle zanzare?

Una volta posate, per le zanzare non finiscono i problemi; anzi il pasto di sangue è il momento più pericoloso della loro vita perché l’ospite, spesso enormemente più grande di loro, potrebbe reagire violentemente al prelievo forzoso. L’evoluzione dell’ematofagia ha comportato una serie di adattamenti che consentono alle zanzare di accedere furtivamente al sangue e di consumarlo in modo efficiente assumendone in tempi relativamente rapidi quantità a volte superiori al loro peso corporeo, mediamente intorno a 5 milligrammi.

L’apparato boccale delle zanzare femmine somiglia grossolanamente a un sottilissimo ago ipodermico, costituto da un fascio di sei acuminati stiletti, contenuto in una guaina protettiva carnosa. Nel momento della puntura gli stiletti penetrano la pelle dell’ospite mentre la parte carnosa si ripiega e resta all’esterno dei tessuti. Gli stiletti costituiscono due canali sovrapposti: quello alimentare per la suzione del sangue e, ventralmente ad esso, il canale salivare tramite il quale è emessa la saliva.

Gli stiletti sono così sottili e affilati che la puntura è raramente percepibile dall’ospite, ma il lume del canale alimentare ha un diametro dell’ordine di 1/100 di millimetro ed è vitale per la zanzara femmina che il sangue rimanga in forma liquida finché il pasto non è concluso. L’emostasi dell’ospite nell’area della puntura durante il pasto è inibita da varie proteine salivari, che nelle zanzare e in altri insetti ematofagi sono state selezionate proprio in risposta all’ingestione di sangue. L’introduzione di saliva nei tessuti dell’ospite dà origine una risposta infiammatoria locale con gonfiore, arrossamento e dolore. Rossore e gonfiore sono associati alla vasodilatazione e rappresentano un vantaggio per gli insetti ematofagi. Dolore e il prurito potrebbero invece consentire all’ospite l’individuazione del parassita, sono quindi un problema serio per le zanzare. Problema, che di solito è ritardato grazie alla lieve azione anestetica della saliva stessa. Anche la tendenza a pungere in zone del corpo poco visibili o accessibili e i picchi di attività notturna o crepuscolare di molte specie, che coincidono con una ridotta luminosità ambientale e momenti di quiete degli ospiti, sono tutti adattamenti per aumentare la percentuale di zanzare che sopravvive al pasto di sangue.

Purtroppo la saliva delle zanzare non è soltanto responsabile di gonfiore e irritazione locali: le secrezioni salivari sono anche la via di accesso per gli agenti patogeni che questi insetti possono trasmettere agli ospiti. Plasmodi della malaria, virus e filarie che nel corso della storia umana hanno causato un numero incalcolabile di decessi, e che nelle zone tropicali sono tuttora responsabili di centinaia di migliaia di morti ogni anno. Nei paesi temperati come l’Italia il rischio sanitario è modesto, ma non deve essere ignorato. Non fosse altro perché ci sono già stati cicli di trasmissione locale di virus come Chikungunya e, più di recente, Dengue, in cui la zanzara tigre ha avuto un ruolo centrale come vettore.

Come difendersi dalle zanzare?

Nonostante la grande accuratezza dei sistemi con cui le zanzare rilevano gli ospiti, è possibile interferire in vari modi con il loro comportamento di ricerca riducendone l’efficacia o manipolandolo a nostro favore. Dalla notte dei tempi l’uomo ha attribuito al fumo o a sostanze della più svariata origine, la capacità di tenere lontani gli insetti, incluse le zanzare. Oggi li chiamiamo repellenti ambientali o repellenti spaziali, ma il concetto è sempre lo stesso: una sostanza o una miscela di sostanze che in fase di vapore è efficace a distanza per proteggere le persone dalle zanzare in aree definite, ad esempio una stanza o un giardino.

I meccanismi, che probabilmente avvengono simultaneamente, sono molteplici coinvolgendo attività irritante per gli insetti, inibizione del comportamento di ricerca e deterrenza all’alimentazione. I repellenti ambientali più comunemente utilizzati, riconosciuti e certificati in Italia da Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute, sono le piretrine naturali, diversi insetticidi piretroidi volatili e alcuni oli essenziali (ad esempio geraniolo e linalolo) che possono essere vaporizzati da emanatori riscaldati o nebulizzati sulle superfici. L’effetto repellente è probabilmente una componente importante anche dell’azione di molti prodotti ad attività principalmente insetticida utilizzati nei trattamenti barriera sulla vegetazione o sulle strutture circostanti un’area da proteggere.

Vecchie come l’uomo sono anche le pratiche di cospargersi la pelle o i vestiti di sostanze repellenti, in questo caso definiti topici o cutanei. Dal grasso di cavallo a una pletora oli essenziali, dal DEET all’icaridina, la lista completa delle molecole e delle loro miscele variamente formulate andrebbe ben oltre le finalità e lo spazio disponibile per queste righe. Due sole raccomandazioni di buon senso. Innanzitutto, utilizzare solo prodotti vagliati dalle istituzioni di cui sopra di cui sono dimostrate l’efficacia e la sicurezza d’impiego e che riportano indicazioni e restrizioni d’uso soprattutto nei confronti dei bambini. E poi, utilizzare i repellenti cutanei solo in modo saltuario ed estemporaneo, quando si frequentano luoghi e ambienti dove non sono attuabili gli altri metodi di gestione delle zanzare.

Sistema antizanzare in giardino

Un’altra possibilità di lotta alle zanzare è sfruttare a nostro favore il loro comportamento di ricerca attirandole verso trappole, ventole, fasce collose, reti elettrificate, nasse in miniatura, ecc. specificamente studiate per imprigionarle e/o eliminarle. CO2, ammoniaca e acidi carbossilici sono ampiamente utilizzati, anche in combinazione tra loro, come adescanti in un gran numero di trappole. Queste hanno il merito di eliminare gli insetti senza bisogno di spruzzare prodotti chimici, ma il reale impatto sulle popolazioni di zanzare potrebbe essere insufficiente a ridurre il fastidio. Inoltre, bisogna porre attenzione a dove si installano questi macchinari, perché nei luoghi frequentati dalle persone è molto probabile che le zanzare riconoscano e preferiscano l’ospite in carne e ossa (e sangue) rispetto alla macchina.

Infine, non si può dimenticare che i due approcci, repellente o adescante di cui sopra, dovrebbero essere sempre abbinati ad azioni di controllo mirate contro gli stadi larvali delle zanzare. Perché gli habitat acquatici, dove sono confinate le larve, sono ben più circoscritti e individuabili rispetto alla varietà e vastità degli ambienti subaerei che le zanzare adulte occupano volando. Questo approccio integrato alla gestione delle zanzare, auspicato dalla maggior parte degli esperti del settore, è l’unico che può dare risultati soddisfacenti nel medio-lungo periodo non solo nel ridurre il fastidio che causano questi insetti, ma anche il rischio sanitario che le loro punture potrebbero comportare.

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Ugello del Geyser Pro

Biologo dott. Antonio Masetti

Si occupa di entomologia agraria e medico-sanitaria da molti anni, attualmente ricopre il ruolo di ricercatore a tempo determinato presso l’Università di Bologna. È autore di oltre 40 pubblicazioni scientifiche in ambito entomologico su riviste italiane e internazionali.