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Alla pianta estratta dall’involucro andrà scossa la radice dai residui di truciolato e le andrà ravvivato il taglio della radice con forbici bene affilate, al fine di favorire la formazione del callo radicale e l’emissione di nuove radici. Una tecnica poco conosciuta attualmente, ma molto utilizzata nel passato, consiste nella zaffardatura della radice prima della messa in buca. Si tratta di miscelare terra e acqua in un recipiente fino a farne una poltiglia, integrare un paio di manciate di fertilizzante, farina d’ossa o stallatico pellettato e infine intingere la radice immergendola fino al colletto (punto d’innesto). Segue l‘interramento o piantagione avendo cura di rincalzare le radici con un buon terriccio universale composto di una miscela di torba bionda e torba nera.   Nel contempo andranno accorciati anche i rami portandoli ad una lunghezza di 7/10 cm. Questo accorciamento servirà ad equilibrare radice/chioma favorendone l’attecchimento e l’immediata ripresa vegetativa.

A piantagione e concimazione avvenuta (di seguito la descrizione) servirà un’abbondante annaffiatura utile affinché la terra abbracci la radice quasi ad incollarsi. Rimane un ultimo accorgimento da avere, ma non ultimo per importanza: il trattamento preventivo nei confronti dell’insorgere delle malattie fungine che sicuramente incombono con l’avanzare del caldo primaverile e la permanente umidità causate dalle piogge di aprile e maggio. Calore e umidità determineranno l’insorgere di malattie come oidio e ticchiolatura, un vero flagello di Dio per le nostre rose appena piantate e non ancora robuste al punto di reggere questo fastidioso attacco fungino. La poltiglia bordolese (rame + calce) o in alternativa l’ossicloruro di rame (il classico verderame usato per il trattamento delle viti) costituiscono una valida prevenzione. Alla disinfezione saranno interessati oltre le gemme anche i tagli di accorciamento avvenuti sui rami.

A questo punto la piantagione può definirsi corretta e ultimata. Ormai da diversi anni le piante di rose vengono coltivate a livello vivaistico anche in appositi vasi di plastica con forma più lunga che larga in virtù della radice che le rose presentano in forma molto allungata. Questo tipo di pianta normalmente viene messa in vendita dal periodo che precede la fioritura per tutto il periodo dell’anno. Una possibilità in più che consente di piantare rose tutto l’anno ed ovviamente la totale garanzia di un immediato e felice attecchimento. La dimensione della buca dovrà essere sempre almeno 3 volte il diametro del vaso di coltivazione della rosa. La compressione delle radici all’interno del vaso fa sì che nel momento in cui alle stesse viene tolto, affondano immediatamente nel terreno indipendentemente dalla stagione in corso. Anche in questo caso è comunque necessario accompagnare l’attecchimento con alcune annaffiature per un periodo di 30/40 giorni. Sarà la vegetazione e il proseguire delle fioriture ad indicare l’avvenuto attecchimento.

Infine, rimane buona norma seguire attentamente l’eventuale presenza di malattie soprattutto di carattere fungino, poiché durante il primo anno dopo la piantagione le piante ancora giovani non hanno ancora raggiunto la robustezza tipica della rosa.  Al seguito di queste attenzioni la rosa non mancherà di dimostrarvi la sua gratitudine attraverso prolungate e generose fioriture.

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La concimazione

Il bravo giardiniere prevede per tempo la piantagione delle rose e prepara la buca d’impianto con almeno un mese di anticipo sull’epoca prevista dell’evento. Ciò si rende necessario soprattutto nel caso si scelga una concimazione a base di letame molto maturo. Altrimenti, è consigliabile optare per un fertilizzante organico in commercio, del tipo cornunghia, farina d’ossa, pollina o estratti di pellami. Le radici non devono entrare in contatto con il concime. Il fondo della buca andrà perciò ricoperto con almeno 10 cm di terra. Su questo strato appoggeranno le radici ben allargate o il pane di terra intero, se acquistate in vaso. Infine la buca sarà riempita e la superficie del terreno andrà compressa leggermente.

In seguito le rose vanno concimate una volta all’anno durante il periodo di riposo vegetativo. Una manciata di fertilizzante misto organico-minerale, interrato leggermente con una zappettatura superficiale, sarà sufficiente a dare lo spunto alla pianta alla ripresa vegetativa e a mantenerla in forma per tutta la stagione. Alcune rose antiche sono meno esigenti in quanto alla fertilità del terreno e possono crescere anche in terreni poveri.

Le malattie della rosa e le loro cure

Le malattie che colpiscono le rose sono nella maggior parte dei casi di natura fungina, cioè crittogamiche, e sono causate dall’andamento climatico stagionale particolarmente umido e caldo. Le piogge prolungate e la forte umidità atmosferica seguite dal caldo intenso provocano il mal bianco o oidio, soprattutto durante il mese di maggio e all’inizio di giugno. E’ utile fare un trattamento preventivo contro questa malattia, irrorando la vegetazione con prodotti a base di ossicloruro di rame o di zolfo nel periodo in cui le foglioline tenere cominciano ad indurire.

Ticchiolatura e peronospora sono malattie che spesso insorgono come conseguenza delle irrigazioni notturne. La rosa non gradisce il permanere dell’umidità in eccesso per tutta la notte. Il problema purtroppo si presenta perché nei giardini serviti da un impianto d’irrigazione del prato spesso si trova comodo annaffiare così anche le rose. Peggio ancora l’irrigazione con ali gocciolanti tarate con tempi prolungati. La conseguenza si manifesta negativamente sulla vegetazione in poco tempo. L’impianto d’irrigazione automatico va differenziato da quello delle altre aiuole o arbusti con tempi ridottissimi e alternati nei giorni. Le irrigazioni si effettuano verso sera dando la possibilità all’eccessiva umidità di evaporare durante il giorno. In ogni caso si rendono sempre necessari trattamenti preventivi a base di ossicloruro di rame per evitare il formarsi di ticchiolatura, ruggine ed altre malattie fungine. Sono molto utili anche i prodotti a base di Ziram ma sia chiaro che non tolgono le macchioline ma evitano che si estendano.

Gli afidi e i bruchi di farfalle sono i parassiti animali che danneggiano maggiormente le foglie delle rose. Gli afidi succhiano la linfa ed impediscono il prolungamento dei germogli che portano boccioli o il prolungamento dei rami, poiché si addensano sui germogli teneri apicali e in prossimità del bocciolo. I bruchi di diverse specie di farfalle si nutrono delle foglie di rose e le rodono lasciando “ricami” antiestetici, ai quali non è possibile porre rimedio. Questi parassiti si combattono con trattamenti specifici, preferibilmente prodotti biologici, di cui oggi il mercato è ben guarnito. In quanto agli afidi, sono utili fiori complementari al giardino come tagete, nasturzi e numerose aromatiche. L’erba cipollina è decisamente decorativa soprattutto quando fiorisce in concomitanza con le rose. Altre aromatiche che definisco compagne delle rose svolgono una onorevole azione anti afidi e sono di bell’effetto accanto alle rose, come assenzio, cumino dei prati, partenio, melissa, santolina, camomilla e tanaceto.

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La potatura della rosa

Questa operazione non ha le stesse modalità per tutte le rose e un minimo di distinzione dunque bisogna farla.

Rose arbustive come le centifoglie, le damascene, le bourboniane accettano mal volentieri tagli corti, meglio conosciuti come potatura energica, e si vendicano rifiutando di rifiorire. La spiegazione è che i germogli che portano alla maturazione del bocciolo partono dai rami dell’anno precedente, pertanto evitare di tagliare corto lascia maggior spazio alla fuoriuscita di gemme per la nuova fioritura primaverile. Al contrario, gli ibridi di rosa tea, gli ibridi perpetui e le floribunde, che producono fiori sui rami nuovi dell’anno, traggono giovamento dalla potatura corta. Rinnovare il legno significa stimolare la produzione di nuova vegetazione e quindi di rose. In quanto alle rose rampicanti, è utile accorciare di un terzo i succhioni o nuovi rami.

In quanto alle rose rampicanti, è utile accorciare di un terzo i succhioni o nuovi rami, alcuni dei quali vengono lasciati crescere fino a 10/15 cm dal piede, per dare il cambio ai rami che hanno oltre i tre/quattro anni. Si interviene ancora in modo diverso sulle rampicanti predisposte per le pergole, agendo con il taglio a sperone per le rose che hanno fiorito durante l’estate. Lo sperone darà origine ad altra fioritura nella primavera successiva. Anche in questo caso ogni tre/quattro anni vanno eliminati i rami invecchiati sostituendoli con alcuni succhioni opportunamente selezionati in base al loro vigore.

Infine non è opportuno intervenire con potature sistematiche sulle rose sarmentose che spesso fioriscono sui germogli dei rami vecchi. Una ragione in più per lasciare crescere questa tipologia di piante in forma libera, senza necessità di manutenzione cesoria, e limitandosi a goderne la splendida fioritura selvaggia e irregolare. Tutt’al più il ringiovanire la pianta è fattibile intervenendo con tagli che riducono di un terzo il loro volume e di tanto in tanto la eliminazione di qualche ramo che invecchia sostituito con i giovani ricacci.

La potatura va sempre eseguita durante il periodo di riposo vegetativo, da novembre a febbraio, tranne in zone molto fredde o a clima invernale rigido: in quel caso si pota alla fine dell’inverno o inizio primavera.  I tagli dei rami dovranno essere sempre leggermente obliqui sopra una gemma rivolta verso l’esterno. Dovranno anche essere eliminati dall’ unto di partenza i piccoli rametti all’interno e all’esterno del telaio della pianta, poiché non daranno origine a nessun bocciolo e sottrarranno solo sostanza nutritiva alla pianta. Sono fondamentali attrezzi molto affilati e disinfettati, forbici specifiche tali da produrre tagli netti. Da ricordare sempre che anche la raccolta di una rosa attraverso il taglio del ramo costituisce una potatura indicata come “potatura verde” e che ogni taglio è uno stimolo alla produzione di nuove gemme che daranno rami da fiore.

La moltiplicazione

Si può moltiplicare la rosa dal seme, per talea o per innesto. Per seme si moltiplicano le specie selvatiche come r. canina, r. pimpinellifolia, r. multiflora, r. virginiana, con la certezza di ottenere le stesse caratteristiche della pianta dalla quale si estrae il seme. Si ottengono piante anche dalla semina di varietà specifiche, ma le caratteristiche della pianta madre non sono mai rispettate e, anche se appariscenti nei primi anni, tendono con il passare del tempo a modificarsi nel colore e nella forma. Si possono fare talee di tutte le rose con risultati alterni con il passare degli anni, poiché questo tipo di moltiplicazione produce piante con apparato radicale più debole con conseguente meno durata nel tempo e più facilmente attaccabili da malattie.

La pratica è comunque tra le più comuni utilizzate da amatori e spesso anche da vivaisti professionisti. La talea che offre maggiore possibilità di attecchimento è quella legnosa. Il momento più propizio è dalla caduta del fogliame a metà novembre a tutto il mese di febbraio. Si preleva un ramo cresciuto durante l’anno vegetativo e di questo si sceglie la prima metà, in quanto è la più lignificata. Di questa si effettuano talee della lunghezza di 10/12 cm tagliando al di sotto di una gemma nella parte bassa e al di sopra di una gemma nella parte alta. La parte bassa che andrà interrata dovrà essere intinta nella polvere ormonica, un preparato in polvere specifico per la formazione del callo radicale. La talea andrà interrata totalmente lasciando fuori terra solo la gemma nella parte alta. Il terriccio idoneo per la radicazione dovrà essere così composto: 70% di terriccio universale + 30% di perlite, quest’ultima reperibile in tutti gli store agricoli o garden center. E’ preferibile utilizzare vasi di plastica dentro i quali far radicare più talee. A primavera, sul finire di aprile, le talee radicate possono essere estratte dal vaso di taleaggio ed essere trapiantate singolarmente in un vaso di coltivazione del diametro di 20/22 cm. A metà maggio la talea avrà sviluppato un germoglio la cui altezza potrà aggirarsi intorno ai 20 cm che andrà dimezzato per ottenere una ramificazione ceppata dalla base ed avere così a fine giugno una rosa perfettamente radicata e ceppata con fiori al seguito. Durante i mesi estivi nel vaso di coltivazione la nostra nuova rosa proseguirà nel completamento della radicazione ed ai primi di settembre sarà pronta per essere trapiantata in giardino.

L’innesto è comunque la pratica di moltiplicazione più usata dalla maggior parte dei vivaisti e professionisti. Questo perché il risultato è ottimale e consente di mettere in commercio piante più vigorose e soprattutto resistenti alle malattie tipiche della rosa. Il portainnesto più comune è stato per lunghi anni la r. canina per le rose a cespuglio e quelle ad alberetto, sostituita negli ultimi tempi con la r. laxa, in quanto quest’ultima è meno pollonifera per le varietà che crescono fino a 3/4 metri. L’innesto ottimale è a gemma e lo si pratica durante il mese di luglio. Le piante innestate verranno estratte dal vivaio di produzione nel periodo di riposo vegetativo dell’anno successivo all’innesto.

La percentuale di attecchimento degli innesti a gemma raggiunge il 95/98%. Le piante non sono più vendute a radice nuda ma in speciali involucri protettivi della radice da novembre ad aprile.  Il moderno mercato vivaistico utilizza le piante a radice nuda per l’invasatura in vasi o contenitori per la vendita durante l’intero anno per la gioia dei consumatori.