L’innesto del pero
Tecniche e epoche di esecuzione
L’innesto è il sistema di propagazione agamica più largamente utilizzato in frutticoltura. L’applicazione pratica di questa tecnica è finalizzata, principalmente, al mantenimento delle caratteristiche genetiche della varietà, ma col progredire delle ricerche, si sono aggiunti nuovi e importanti scopi a quello originario dell’innesto. Nella moderna frutticoltura, il controllo della vigoria della pianta è diventato uno degli obiettivi fondamentali al fine di contenere i costi di produzione. L’innesto trova applicazione anche quando occorre adattare la cultivar a un terreno poco adatto alla sua crescita; a superare difficoltà di natura parassitaria (funghi, batteri, insetti), pedologica (asfissia radicale, siccità, elevato contenuto di calcare nel terreno) e climatica (resistenza alle minime termiche). Ancora, le piante innestate entrano più rapidamente in produzione, anche se sono caratterizzate da un ciclo più breve.
La scelta degli innesti più idonei per il pero
L’innesto del pero non presenta particolari difficoltà. I tipi d’innesto utilizzabili sono molti, anche se, nella pratica, quelli effettivamente utilizzati sono pochi. L’innesto a gemma dormiente e il “Chip budding”, fatti in agosto / settembre, sono comunemente più usati dai vivaisti. L’innesto a doppio spacco inglese e anche lo spacco pieno, vengono utilizzati per l’innesto a tavolino di barbatelle di cotogno messe a dimora dopo l’innesto. Per l’esecuzione a tavolino è utilizzato anche l’innesto a macchina a incastro. Una pratica particolare per il pero è quella del doppio innesto o innesto intermedio che consiste nell’inserimento tra i due bionti disaffini, di un terzo bionte affine ai due precedenti. L’innesto intermedio ha allo scopo di superare la disaffinità col cotogno, largamente usato come portainnesto per le ottime caratteristiche di produttività e di qualità dei frutti che conferisce. Tra le cultivar più note, poco affini al cotogno ci sono; Dr. Guyot, Kaiser, William, Butirra Clairgeau, Decana d’Inverno, Red Barlet. Anche l’Abate Fetel e la pera Coscia si avvantaggiano dell’innesto intermedio. Tra le varietà più note utilizzate come intermedio si ricordano, la “Butirra Hardy”, la “Curato”, la “Decana del comizio”, e la “Passa Crassana”.
Particolarità dell'innesto intermedio
L’innesto intermedio dà origine a una pianta trimembre in quanto viene eseguito con tre individui; Questo tipo d’innesto è stato studiato per superare la disaffinità di alcune cultivar di pero su cotogno e consiste nell’inserire tra le due piante non affini, un terzo bionte che faccia da ponte tra la varietà non affine e il cotogno. Esistono diversi metodi per eseguire l’innesto intermedio; il primo consiste nell’innestare a gemma dormiente l’intermedio sul cotogno e l’anno successivo innestare sull’intermedio la varietà disaffine al cotogno. In questo caso sono necessari tre anni per produrre una pianta. Il secondo metodo è quello a doppio scudo, dove tra le due parti poste a contatto s’inserisce un sotto scudo privato della sua gemma e prelevato da una varietà o cultivar compatibile sia col soggetto sia con l’oggetto. Un tipo d’innesto utilizzato per abbreviare i tempi dell’innesto intermedio consiste nell’innestare ad agosto una gemma della varietà, sull’intermedio per poi in febbraio prelevare il ramo con la gemma attecchita e fare l’innesto a spacco o a triangolo sul cotogno. Infine si può eseguire l’innesto contemporaneo a doppia marza, eseguendo l’innesto per approssimazione o meccanizzato della varietà sull’intermedio per poi inserire le due marze sul cotogno attraverso l’innesto a triangolo o a spacco.
Portinnesti utilizzati per il pero
Franco: è un portainnesto proveniente da moltiplicazione gamica, ossia da seme; ha un ottimo apparato radicale che conferisce alle piante un notevole vigore; si adatta bene ai diversi tipi di terreno, manifesta un elevato grado di affinità e non è sensibile alla clorosi da calcare. Purtroppo ritarda la messa a frutto e incide negativamente sul colore e pezzatura della frutta.
Cotogno: la moderna pericoltura intensiva ha trovato nel cotogno il principale portinnesto per impianti a media e alta densità; ha ridotto la taglia degli alberi, favorendo la precocità di messa a frutto e il miglioramento della qualità delle pere rispetto ai vari franchi. Tra i problemi principali posti dall’impiego del cotogno ci sono la scarsa resistenza alla clorosi da calcare e la mancanza di affinità con alcune cultivar di cui si è fatto cenno prima. Sono oggi disponibili numerose linee clonali dotate di requisiti che li rendono di volta in volta adattabili a svariate condizioni ambientali, oppure idonei per varie tipologie d’impianto e finalità di coltivazione. Sul piano applicativo i cloni di cotogno che hanno avuto maggiore successo in Italia, sono soltanto quattro (Sydo, BA29, MA, MC), tutti noti da molti anni e scelti in funzione della diversa capacità di nanizzare la pianta rispetto al franco. Un’importante regola, valida per tutti i tipi d’innesto, è quella di utilizzare “marze” (la porzione di legno utilizzata per l’innesto) che siano in completo riposo vegetativo, prelevandole immediatamente prima o conservandole in frigorifero o in luogo fresco per evitare che si disidratino. Per spiegare come fare gli innesti, più di tante descrizioni, possono servire una serie d’immagini che riportiamo di seguito.
Epoca di esecuzione degli innesti
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